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Fave dei Morti: ricetta in competizione tra Terni, Perugia e Roma

Il dolce ternano per il 2 Novembre

Creare un blog che abbia come tema portante una piccola città di provincia come Terni, non è di certo l’idea migliore per raggiungere “fama e ricchezza”, ma se lo scopo per cui lo fai è quello di dare una chance in più al posto in cui vivi, per mettere in risalto al mondo intero che piccolo non è sinonimo di insignificanto e di non attraente, allora ti accorgi che la tua terra ha tanto da offrire… forse anche troppo rispetto alle possibilità di fare che abbiamo.

Il centro Italia e l’Umbria stessa, hanno la peculiarità di potersi mettere in luce, non solo per quello che offre a livello naturalistico, architettonico e storico, ma anche per il patrimonio e le tradizioni enogastronomiche che sono presenti, tanto da essere considerate eccellenze di prim’ordine.

La stessa piccola Terni, spesso vista come Cenerentola della nostra regione e, come tale però, destinata a diventare, a tempo debito, la Regina del territorio, offre decine e decine di piatti che danzano incredibilmente tra l’armonia della semplicità e la potenza del gusto deciso.

L’estate è ormai agli sgoccioli, gli ultimi caldi si alternano a nuvole indecise, venti che non hanno scelto se essere monsoni o delicati aliti di frescura ci accompagnavo verso la fine del mese di settembre e ci avviciniamo ai mesi che precedono il Natale e la fine dell’anno.

Le Fave dei Morti
Le Fave dei Morti

A Terni, per la ricorrenza del 2 Novembre, la cucina locale e le sue tradizioni, ci portano inevitabilmente alle “Fave dei Morti”, dolcetto di una golosità estrema, che, come ogni buona ricetta della zona, trova le sue origini contese tra il perugino, il romano, il marchigiano ed il ternano.

La ricetta, che io ho nel “rinomato” quaderno a quadretti della nonna, mi dice che, per preparare le mie Fave dei Morti, devo avere a disposizione:

  • 100 g. di mandorle sgusciate ma non spellate;
  • 70 g. di farina;
  • 1 uovo;
  • la buccia grattugiata di mezzo limone da agricoltura biologica;
  • 150 g. di zucchero in zollette;
  • 50 g. di burro;
  • 2 cucchiaini di cannella in polvere;

Mettete le mandorle in una teglia larga e passatele in forno per asciugarle per bene..

Mettete un po’ di mandorle nel mortaio con un po’ di zucchero e pestate. Setacciate il pestato per recuperare la parte fine, rimettete i residui grossolani nel mortaio, unite altre mandorle e zucchero e continuate a pestare, fino ad aver ridotto tutte le mandorle in farina.

Se proprio non avete in casa il mortaio, allora procuratevelo… scherzi a parte, su può usare il robot da cucina, ma il risultato non sarà esattamente lo stesso.

Riunite sulla spianatoia la farina di mandorle, la farina bianca, il burro, l’uovo, la cannella e la buccia del limone e poi lavorate il tutto fino ad ottenere una pasta omogenea.

Le Fave dei Morti
Le Fave dei Morti – lavorazione

Ricavate delle palline di impasto grandi come noci e schiacciatele per appiattirle quanto basta.

Deponeteli su una teglia da forno imburrata ed infarinata e schiacciateli leggermente per dare loro la forma di fave.

Le Fave dei Morti – lavorazione

Cuocete le fave dei morti a 180 gradi per circa 15 minuti scarsi, comunque fino a quando avranno raggiunto un bel colore dorato, ma ricordate che devono essere servite fredde.

Ci stiamo avvicinando nuovamente al momento del Capodanno e questo comporta, a livello culinario, che il nostro escursus relativo alle tradizioni della cucina ternana, è giunto quasi al termine, almeno per le ricette più conosciute e blasonate, quindi, prima che sia ora di riportare alla memoria la ricetta del Pampepato ternano, cercherò di riassumere tutte le ricette che, fin ora, vi ho consigliato… per il momento, godetevi le Fave dei Morti.

 

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