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Una domenica nella patria di Francesco e Danilo Petrucci

Pochi minuti d’auto per perdersi nella natura Polinese, ad un soffio da Terni.

Attraversare l’Umbria e la provincia di Terni, non vuol dire soltanto poter andare dalla costa Est alla costa Ovest del nostro paese o da un mare all’altro, ma significa “attraversare la storia e la natura del paese più bello del mondo: l’Italia”.

Essere il “Cuore verde d’Italia“, come recitava, svariati anni fa, uno slogan pubblicitario,  è la nostra incommensurabile fortuna, perchè questo ci ha permesso di avere influssi culturali sia da quella culla antica che è il Sud Italia, sia da quella splendida e laboriosa parte della nostra penisola che è il Nord Italia.

La nostra identità culturale ed enogastronomica è cresciuta, facendo vivere e coesistere il meglio delle tradizioni umbre, con quanto di positivo ci veniva trasmesso dalle culture confinanti.

A Terni, quando si ha poco tempo, ma si vuole trascorrere una giornata a contatto con la natura, si può andare a Polino.

La Rocca di Polino Foto di castlesintheworld.com)
La Rocca di Polino (Foto di castlesintheworld.com)

È domenica, quindi si attraversa una città quasi in letargo, si costeggiano le mura di cinta della sterminata acciaieria e si imbocca la Valnerina, culla di decine di paesi magnifici, come Ferentillo, Arrone e Torre Orsina.

In un attimo ci si trova ad attraversare imponenti gole; dopo alcune curve, ci si imbatte nella Cascata delle Marmore e, poi, pianure seguite da rilievi montuosi. All’altezza di Arrone si devia per inerpicarsi in una serie di tornanti, che sembrano aggrappati al profilo dei monti che ospitano il paese di Polino.

Questa è anche la patria dell’ormai famoso Danilo Petrucci e di suo fratello Francesco, anche lui campione su due ruote, ma di tutt’altro sport.

Il Monte Pentano troneggia su Polino e sulla splendida Rocca che svetta dal centro abitato e, guardando questo scorcio, si viene letteralmente rapiti.

Polino (Foto di trekearth.com)
Polino (Foto di trekearth.com)

E’ emozionante scorgere questo manipolo di case che danno l’impressione di voler custodire questo castello, fatto costruire nel XII secolo dalla famiglia Polini.

Non starò qui a raccontarvi i vari passaggi di “proprietà” che, nel tempo, hanno visto prender possesso di questo piccolo capolavoro, da parte di famiglie, signori, e Papi, ma voglio raccontarvi di quanto, lo splendore del territorio Polinese, riesca ad andar ben oltre il suo magnifico paese.

Continuando a salire per le tortuose strade che salgono in cima ai monti circostanti, si incontrano numerosi tornanti, vegetazione folta ed, inaspettatamente, spazi idonei a poter godere della caratteristica natura della Valnerina.

Onestamente, in alcuni frangenti, tanto sembrava fiabesco quanto mi circondava, ho pensato di poter scorgere un cerbiatto, come ciliegina perfetta per una “torta” splendida.

Eccolo, un lieve pendio, a destra, dove poter giocare con la neve e, girandosi, si apre lo spettacolo delle montagne che si alternano, si sfiorano e non ostacolano lo sguardo di chi cerca l’orizzonte.

Alture oltre Polino (Foto di Massimo Santafè)
Alture oltre Polino (Foto di Massimo Santafè)

Qui, il contatto con la natura è tangibile, si sente l’energia di una Madre che gode nel vedere uomo e vegetazione coesistere serenamente e con giovialità.

La spensieratezza dei bambini e le risa divertite degli adulti che, giocando con i propri figli, ritornano piccoli, sono la colonna sonora perfetta per una giornata di pieno relax.

I più informati sanno che, proprio in queste zone, arrivano e ripartono percorsi per raggiungere Greccio, il lago di Piediluco, Rieti e Leonessa; percorsi da fare rigorosamente a piedi, come quello che porta al Salto del Cieco; luogo dove, mi dicono, si arrivi al vecchio confine tra Stato Pontificio e Regno Borbonico.

Non sono uno “storico” e, tanto meno, un praticante del trekking, ma un po’ di curiosità e di voglia di provare, comincia ad insinuarsi nella mia mente, ormai totalmente rapita da questo reale contatto con Madre Natura.

Aria buona, occhi pieni di stupore, ma c’è un languorino che si fa sentire e, quindi, si prende e si va in uno dei ristoranti della zona, dove si può assaggiare la cucina sincera ternana: Pappardelle al sugo di cinghiale, Gnocchi al Castrato, e poi tartufo, arrosto, tozzetti… insomma, chi più ne ha più ne metta.

Tra piatti fumanti, odori saporiti e corposi, caraffe di vino buono che accompagnano le golose pietanze, arriviamo al pomeriggio e, prima che il sole scenda e la temperatura rischi di gelare la strada, si ritorna in Valnerina, direzione casa, con alle spalle il Monte Pentano e nel cuore una giornata da incorniciare.

 

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